Esiste una spaccatura sostanziale che divide il mondo occidentale da quello orientale. Da millenni ormai l’occidente ha focalizzato la sua attenzione sul dominio della mente. La razionalità, la scienza, la tendenza della civiltà moderna a specializzarsi su argomenti sempre più specifici ha sì prodotto un’enorme crescita da tanti punti di vista, tutti ovviamente più che validi. Ma c’è un altro lato della medaglia, ed è che abbiamo perso il contatto col Tutto, come se ogni elemento, ogni evento, fossero tutti separati e a sé stanti e non in connessione tra loro.
L’uomo occidentale non ha capito fino a qual punto la sua “razionalità”, distruggendo la facoltà di reagire ai simboli e alle idee religiose, l’abbia messo alla mercè del mondo psichico sotterraneo.
Edmond Rochedieu
Il predominio della razionalità sugli istinti ci ha di fatto condizionato a tal punto da farci affrontare l’intera nostra vita attenendoci unicamente alla ragione. Ogni decisione, ogni scelta, perfino l’approccio a noi stessi è basato sul pensiero logico.
In breve, l’attenzione al “mondo di fuori” ci ha fatto perdere il contatto con il “mondo di dentro”.
Avendo perso il rapporto con noi stessi, abbiamo perso anche il contatto con le nostre responsabilità e soprattutto con il nostro potere personale, inteso come la capacità di lavorare su di noi, migliorare la nostra vita e la relazione con l’altro. Infatti, anche nei rapporti moderni tutta l’attenzione è rivolta al mondo di fuori. Come se in un rapporto a due, l’intera responsabilità l’avesse l’altro e io non potessi far altro che subire gli eventi.
Se al contrario partissimo dal presupposto che, come affermava Jung, tutto ciò che è latente nella nostra psiche e che quindi si trova nell’inconscio, viene proiettato, ecco che comprenderemmo come, nell’altro, sperimentiamo noi stessi, come parte del rapporto è con le nostre proiezioni, quindi, di nuovo, con noi stessi. Dobbiamo essere coscienti di questa verità perché questo è l’unico modo per vivere un rapporto sano e far sì che l’amore sia evolutivo, fonte di crescita e di consapevolezza. L’altra persona è il mio specchio, il portatore delle mie proiezioni, di tutta quella parte che io ho rimosso, rifiutato. Se divento cosciente di questa cosa, se smetto di proiettare all’esterno e inizio a guardare all’interno, avviene un salto di qualità per me e nella relazione. Nel rapporto con l’altro dovrei quindi sempre chiedermi quale parte di me sta mostrando.
Jung ci dice che il nostro inconscio non può mai essere del tutto reso conscio. La totalità della personalità è raggiunta quando le due parti della nostra psiche, coscienza e inconscio, sono collegate in una relazione vitale, in un equilibrio che chiama Sé. La totalità resta dunque relativa ed è nostro preciso compito continuare a lavorarvi.
Solo chi sa consciamente accettare la potenza della propria destinazione interiore diventa personalità, e solo questa può trovare il giusto posto nella collettività, solo questa possiede vera forza sociale, ossia la capacità di esser parte integrante di un gruppo umano e non della massa. Così la realizzazione di sé diventa, tanto sotto l’aspetto personale che sotto quello collettivo, una decisione morale
Jolande Jacobi
Bellssimo articolo!! Dovrebbe far riflettere molte persone